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mercoledì 24 settembre 2014

RIFLESSIONI SULLE FORME DI LOTTA
  Il capitalismo è per sua natura intrinsecamente violento. Per asservire l’umanità e derubarla di ciò che produce ha bisogno costantemente di annientarne la volontà negandogli la possibilità di progredire in armonia con i suoi simili e con l’ambiente in cui vive. A questo scopo si è dato un apparato di controllo via via sempre più efficace nel terrorizzare, annichilire e, quindi, asservire la classe dominata: lo Stato, che con le sue propaggini apparentemente estranee ad un agire di lotta finalizzato ad affermare il principio del dominio dell’uomo sull’uomo (istituzioni politiche piuttosto che apparato burocratico), ma in realtà assolutamente funzionale ed esiziale alla Guerra di Classe che la borghesia conduce contro il proletariato. Guerra che esiste nelle sue forme palesemente manifeste e non: manifeste nella figura militare dello “sbirro” e del carcere, e dunque nella repressione vera e propria, o occultate nelle forme legislative della democrazia borghese, come la legiferazione sul lavoro il cui effetto più evidente è la disgregazione contrattuale che divide in più parti i lavoratori in base alla tipologia di contratto a cui devono sottostare. Ad una analisi critica più attenta le forme di aggressione meno palesi risultano essere quelle più efficaci nella realizzazione del controllo sociale ed ideologico e, paradossalmente, più violente perché colpiscono senza dare ai lavoratori nessuna possibilità di difendersi! Noi avanguardie riteniamo altresì una violenza inaudita quella che, attraverso l’intero blocco mass-mediatico schierato dalla parte del capitalismo, opera nella mente di ogni singolo individuo scavalcandone la coscienza critica ed instillandone nell’inconscio il bisogno effimero della “necessità”,  annichilendone di fatto il bisogno concreto ed umano di “Libertà”, creando dei desideri assolutamente falsi, veri e propri feticci, il cui scopo polivalente è quello di indurre a consumi crescenti, alla conservazione del profitto garantito, al controllo totale delle coscienze: in breve al totale asservimento della stragrande maggioranza della popolazione a favore di oligarchie minoritarie. Con fermezza ribadiamo che questo è il vero volto della democrazia borghese! Per chiarezza, da comunisti  che si pongono coscientemente lo scopo dell’abbattimento dello stato di cose presenti l’ultima e definitiva forma di lotta è la Rivoluzione Sociale perché mai il comando del Capitale rinuncerà all’espropriazione della vita degli esseri viventi: mai il Capitale per sua natura, tipica di ogni potere assoluto, rinuncerà  a sfruttare l’umanità! Mai la borghesia rinuncerà alle sue prerogative di classe criminogena continuando ad estorcerle con brutalità e violenza: pensarlo e mera utopia, idealismo da salotto sconnesso dalla realtà. Consci che i meccanismi sociali prescindono dalla volontà dei singoli, riteniamo che anche e soprattutto la costituzione della “Milizia  Proletaria” praticante la Guerra Sociale resta uno degli scopi primari delle avanguardie rivoluzionarie. Fatta questa premessa il problema diventa “del come e del quando”. Se, a livello puramente teorico, l’insurrezione proletaria è all’ordine del giorno nei fatti non è praticabile in questa fase storica. Nel luglio del 1917 il proletariato di Pietrogrado fece un “Vyshuplennie” (manifestazione armata)per scatenare l’insurrezione nonostante il parere contrario del partito bolscevico e fu sconfitto. Nell’ottobre dello stesso anno lo stesso proletariato guidato da Lenin scatenerà la vincente Rivoluzione. Questo è uno dei tanti esempi storici. Lenin scriverà che i comunisti devono rimanere legati alle masse di cui ne sono avanguardie militanti senza fare fughe in avanti rispetto al livello di coscienza del proletariato per non rimanere isolati e sconfitti. Lo scopo dei comunisti è creare coscienza rivoluzionaria in un processo di crescita dialettico. Questo è oggettività, la soggettività sarebbe confondere il bisogno delle avanguardie con quello di tutto il proletariato che  va educato e fatto crescere alla Rivoluzione. L’alternativa e l’isolamento e conseguentemente la sconfitta come è successo con le formazioni combattenti degli anni ’80. Esse hanno perso quando il livello dello scontro, che da un certo momento in poi hanno praticato, non era più condivisibile dal proletariato di per sé già battuto nelle sua progettualità antagonista. Oggi, vista la tremenda condizione di arretramento del livello di coscienza della massa dei lavoratori determinato da decenni di sconfitte operate dell’ex  PCI e suoi successori, da un lato, e, dall’altro, dalla oggettiva incapacità dei rivoluzionari di imporre la loro egemonia, c’è da pensare a nuove forme di lotta che portino alla rottura sovversiva come necessità della Classe. Assodato il fatto che non esistono modalità astratte o libresche di scontro sociale, ma che la lotta si attua sul campo partendo dai rapporti di lotta esistenti per forzarli e costruirne di nuovi, come avanguardie riteniamo  che le forme di lotta, che il movimento si dà, di volta in volta, senza tabù o miti dogmatici, abbiano valore puramente tattico, un tatticismo intergrato in una strategia più ampia e partecipata da tutti i soggetti realmente antagonisti. Riteniamo che, tatticamente, i modelli di lotta, di conflitto, debbano essere determinati dal livello di coscienza delle masse perché possano essere funzionali al reale ed efficaci da un punto di vista strategico. Nel concreto non esiste nessuna pregiudiziale verso la “violenza” ( il Capitale la applica oltre ogni dire) o la  “non violenza”, ma esistono, appunto, solo scelte “tattiche” funzionali allo sviluppo del conflitto: l’alternativa non è tra il mitra o la resistenza passiva, ma tra ciò che serve ed è compreso dalle masse in un dato momento storico. Scelta utilitaristica che nulla esclude, scelta dovuta all’immaginazione e alla simbiosi tra le avanguardie e le masse, tra il “dove siamo” e il “dove e come ci andiamo”. Scelta in cui è giusto ciò che è funzionale, azioni che colpiscano l’immaginario collettivo e di cui ne siano espressione, che creino leggende possibili e condivisibili, che incendino le metropoli, ingrigite dalla servitù del potere borghese, con i centomila fuochi della Rivolta accesi dalla creatività della Classe ed intorno ai quali si aggrega ed unisce tutto ciò che altero rispetto al Dominio, perseguendo un progetto politico alto: sovvertire lo Stato capitalista e borghese.

PCL Parma Frida Kahlo                                                                     Commissione comunicazione e propaganda

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