RIFLESSIONI SULLE FORME
DI LOTTA
Il capitalismo è per sua natura
intrinsecamente violento. Per asservire l’umanità e derubarla di ciò che
produce ha bisogno costantemente di annientarne la volontà negandogli la
possibilità di progredire in armonia con i suoi simili e con l’ambiente in cui
vive. A questo scopo si è dato un apparato di controllo via via sempre più
efficace nel terrorizzare, annichilire e, quindi, asservire la classe dominata:
lo Stato, che con le sue propaggini apparentemente estranee ad un agire di
lotta finalizzato ad affermare il principio del dominio dell’uomo sull’uomo
(istituzioni politiche piuttosto che apparato burocratico), ma in realtà
assolutamente funzionale ed esiziale alla Guerra di Classe che la borghesia
conduce contro il proletariato. Guerra che esiste nelle sue forme palesemente
manifeste e non: manifeste nella figura militare dello “sbirro” e del carcere,
e dunque nella repressione vera e propria, o occultate nelle forme legislative
della democrazia borghese, come la legiferazione sul lavoro il cui effetto più
evidente è la disgregazione contrattuale che divide in più parti i lavoratori
in base alla tipologia di contratto a cui devono sottostare. Ad una analisi
critica più attenta le forme di aggressione meno palesi risultano essere quelle
più efficaci nella realizzazione del controllo sociale ed ideologico e,
paradossalmente, più violente perché colpiscono senza dare ai lavoratori
nessuna possibilità di difendersi! Noi avanguardie riteniamo altresì una
violenza inaudita quella che, attraverso l’intero blocco mass-mediatico
schierato dalla parte del capitalismo, opera nella mente di ogni singolo
individuo scavalcandone la coscienza critica ed instillandone nell’inconscio il
bisogno effimero della “necessità”,
annichilendone di fatto il bisogno concreto ed umano di “Libertà”,
creando dei desideri assolutamente falsi, veri e propri feticci, il cui scopo
polivalente è quello di indurre a consumi crescenti, alla conservazione del
profitto garantito, al controllo totale delle coscienze: in breve al totale
asservimento della stragrande maggioranza della popolazione a favore di
oligarchie minoritarie. Con fermezza ribadiamo che questo è il vero volto della
democrazia borghese! Per chiarezza, da comunisti che si pongono coscientemente lo scopo
dell’abbattimento dello stato di cose presenti l’ultima e definitiva forma di
lotta è la Rivoluzione Sociale perché mai il comando del Capitale rinuncerà
all’espropriazione della vita degli esseri viventi: mai il Capitale per sua
natura, tipica di ogni potere assoluto, rinuncerà a sfruttare l’umanità! Mai la borghesia
rinuncerà alle sue prerogative di classe criminogena continuando ad estorcerle
con brutalità e violenza: pensarlo e mera utopia, idealismo da salotto
sconnesso dalla realtà. Consci che i meccanismi sociali prescindono dalla
volontà dei singoli, riteniamo che anche e soprattutto la costituzione della
“Milizia Proletaria” praticante la
Guerra Sociale resta uno degli scopi primari delle avanguardie rivoluzionarie.
Fatta questa premessa il problema diventa “del come e del quando”. Se, a
livello puramente teorico, l’insurrezione proletaria è all’ordine del giorno
nei fatti non è praticabile in questa fase storica. Nel luglio del 1917 il
proletariato di Pietrogrado fece un “Vyshuplennie” (manifestazione armata)per
scatenare l’insurrezione nonostante il parere contrario del partito bolscevico
e fu sconfitto. Nell’ottobre dello stesso anno lo stesso proletariato guidato
da Lenin scatenerà la vincente Rivoluzione. Questo è uno dei tanti esempi
storici. Lenin scriverà che i comunisti devono rimanere legati alle masse di
cui ne sono avanguardie militanti senza fare fughe in avanti rispetto al
livello di coscienza del proletariato per non rimanere isolati e sconfitti. Lo
scopo dei comunisti è creare coscienza rivoluzionaria in un processo di
crescita dialettico. Questo è oggettività, la soggettività sarebbe confondere
il bisogno delle avanguardie con quello di tutto il proletariato che va educato e fatto crescere alla Rivoluzione.
L’alternativa e l’isolamento e conseguentemente la sconfitta come è successo
con le formazioni combattenti degli anni ’80. Esse hanno perso quando il
livello dello scontro, che da un certo momento in poi hanno praticato, non era
più condivisibile dal proletariato di per sé già battuto nelle sua
progettualità antagonista. Oggi, vista la tremenda condizione di arretramento
del livello di coscienza della massa dei lavoratori determinato da decenni di
sconfitte operate dell’ex PCI e suoi
successori, da un lato, e, dall’altro, dalla oggettiva incapacità dei
rivoluzionari di imporre la loro egemonia, c’è da pensare a nuove forme di
lotta che portino alla rottura sovversiva come necessità della Classe. Assodato
il fatto che non esistono modalità astratte o libresche di scontro sociale, ma
che la lotta si attua sul campo partendo dai rapporti di lotta esistenti per
forzarli e costruirne di nuovi, come avanguardie riteniamo che le forme di lotta, che il movimento si dà,
di volta in volta, senza tabù o miti dogmatici, abbiano valore puramente
tattico, un tatticismo intergrato in una strategia più ampia e partecipata da
tutti i soggetti realmente antagonisti. Riteniamo che, tatticamente, i modelli
di lotta, di conflitto, debbano essere determinati dal livello di coscienza
delle masse perché possano essere funzionali al reale ed efficaci da un punto
di vista strategico. Nel concreto non esiste nessuna pregiudiziale verso la
“violenza” ( il Capitale la applica oltre ogni dire) o la “non violenza”, ma esistono, appunto, solo scelte “tattiche”
funzionali allo sviluppo del conflitto: l’alternativa non è tra il mitra o la
resistenza passiva, ma tra ciò che serve ed è compreso dalle masse in un dato
momento storico. Scelta utilitaristica che nulla esclude, scelta dovuta
all’immaginazione e alla simbiosi tra le avanguardie e le masse, tra il “dove
siamo” e il “dove e come ci andiamo”. Scelta in cui è giusto ciò che è
funzionale, azioni che colpiscano l’immaginario collettivo e di cui ne siano
espressione, che creino leggende possibili e condivisibili, che incendino le
metropoli, ingrigite dalla servitù del potere borghese, con i centomila fuochi
della Rivolta accesi dalla creatività della Classe ed intorno ai quali si aggrega
ed unisce tutto ciò che altero rispetto al Dominio, perseguendo un progetto
politico alto: sovvertire lo Stato capitalista e borghese.
PCL Parma
Frida Kahlo
Commissione comunicazione e propaganda